Qualche giorno fa chiacchierando con uno dei miei più cari amici, si ragionava sulla paura di sbagliare e quella, forse ancora più preoccupante, di “riuscirci”. Quel timore costante di non sentirsi all’altezza, di essere giudicati e – per evitare delusioni – di fermarci sempre un passo prima. Anche quando abbiamo tutte le carte in regola. Scegliamo, così, le strade più confortevoli, quelle che apparentemente sembrano più sicure.
Per evitare fraintendimenti, sentirsi sereni, sicuri, forse è quello che tutti desideriamo nel nostro cuore. La paura, poi, non è altro che un meccanismo di difesa che ci ha permesso nel corso dei secoli la sopravvivenza… e non c’è nulla di sbagliato in questo. Ma cos’è allora quel senso di insoddisfazione? Cos’è che si insinua nella nostra testa e ci ripete costante “Sì, però…”
È che la vita non è fatta solo di sopravvivenza. Non è solo reagire al pericolo. La vita è fatta di scoperta e di conoscenza. È fatta di amore e divertimento, e molto altro. E in ognuna di queste situazioni – scoprire, imparare, aprirsi al diverso, amare – ci si deve sbilanciare un po’… per ritrovare un nuovo e più entusiasmante equilibrio.
Massimo Gramellini, nel suo libro “L’ultima riga delle favole” ad un certo punto afferma: Se vuoi fare un passo avanti, devi perdere l’equilibrio per un attimo.
Ed è proprio così, siamo esseri in movimento, in continuo cambiamento.
All’inizio dell’articolo parlavo di “paura di riuscire”… paradossale, non credi?
Nelson Mandela diceva: “La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre misura. È la nostra Luce, non le nostre tenebre, ciò che più ci spaventa. Ci domandiamo: chi sono io per essere brillante, splendido, ricco di talento, favoloso?”
In una società in cui tutti vengono giudicati, spesso in maniera arrogante ed aggressiva, attraverso i reality, gli haters, ci sentiamo vulnerabili, esposti. Tutto deve essere valutato, tutto ha un indice di gradimento. E trovarsi lì sotto riflettori immaginari – sul lavoro come in famiglia – spaventa.
Perché allora non ribaltare la prospettiva? Perché non chiedersi, invece, cosa di speciale ed originale ho io che mi rendono la persona giusta? Qual è quella caratteristica unica e straordinaria che mi rendono ciò che sono? Sono sicura che ne hai anche più di una se ci pensi su…
Ecco questo potrebbe essere l’inizio per un cambiamento collettivo. Al posto di stare sempre lì a puntare il dito contro cosa non va, verso quello che di sbagliato c’è in noi e negli altri, di lamentarci e di dare colpe a cause esterne che non possiamo controllare, cosa accadrebbe se cominciassimo a complimentarci l’un l’altro del nostro essere speciali! A congratularci di quello che nel corso di una conversazione o alla fine di una giornata ha funzionato e ci ha resi felici. Ci sentiremmo motivati a fare ancora meglio e di più… e questo sia nella vita di coppia, che con i nostri bambini, che a lavoro con i nostri colleghi.
Imparare a sostenere a supportare chi nonostante tutto ci prova e ce la mette tutta.
Chi cade e si rialza.
Chi si espone e prende le nostre difese, dando parola ai nostri sentimenti.
Chi si sveglia ogni mattina pronto a combattere le proprie battaglie personali.
Chi ha solo 3 anni e fa i primi passi nel mondo con curiosità e paura.
Chi decide di non decidere, ed anche in questo sta prendendo una decisione.
Chi, nonostante ore di terapie dolorose, ti regala un sorriso perché ha guadagnato un nuovo giorno.
Chi balla, senza talento… ma nonostante tutto persevera perché è la sua passione a tenerlo vivo.
Chi è tormentato da mille paure, ma le tiene dentro per non scoraggiare chi gli è vicino.
Chi rischia, molla tutto ed inizia una nuova vita…
Tra vent’anni sarai più dispiaciuto per le cose che non hai fatto che per quelle che hai fatto.
Quindi sciogli gli ormeggi, naviga lontano dal porto sicuro.
Cattura i venti dell’opportunità nelle tue vele.
Esplora. Sogna. Scopri.
– Mark Twain –
Un articolo bellissimo che ha avvalorato i miei pensieri degli ultimi mesi. Grazie davvero. Trovo sempre ottimi spunti di riflessione.
Sara, grazie a te per il dolce commento.